giovedì 28 febbraio 2013

Il fascino della BUGIA

Ieri sera guardavo un telefilm, Alcatraz, e c’era una scena in cui l’agente di polizia era in auto col rapinatore che le puntava una pistola alla testa, e dietro di loro gli altri due agenti li seguivano a tutto gas per le strade di San Francisco.
Ad un certo punto il rapinatore le ha chiesto: “Quella Mustang ci sta seguendo già da un po’. Li conosci?!” e lei, molto freddamente, continuando a guidare e restando impassibile ha mentito: “No”.
Ovvio che il rapinatore probabilmente non le ha creduto. Ma la certezza matematica non ce l’aveva, non poteva.
Da lì è partito tutto il mio trip mentale sulla BUGIA.

E’ vero che mentire è sbagliato, è vero che uno dei Dieci Comandamenti dice non pronunciare falsa testimonianza contro il tuo prossimo, è vero che si dice che a volte è meglio una bella bugia di una brutta verità, fatto sta che pensandoci bene la bugia ha davvero un fascino incondizionato.
Abbiamo il potere di raccontare qualcosa a qualcuno, e pensare tutt’altro.
Abbiamo il potere di sorridere e dire che stiamo bene, mentre invece è una giornata orribile e vorremmo solo tornare a casa e passare tutta la giornata a letto.
Abbiamo il potere di ridere alla battuta di una persona, mostrando quanto la riteniamo simpatica, quando in realtà vorremmo solo prenderla a schiaffi.
Questo potere va dalle cose più stupide, comincia quando si è bambini e si raccontano bugie alla mamma (si è rotto il vaso ma non sono stato io), al professore (non ho portato il compito perché me l’ha mangiato il cane) e cresce con noi, così come crescono le balle che si raccontano perché evidentemente l’entità della balla è direttamente proporzionale all’età di chi la dice (ti lascio ma non sei tu, sono io).

Insomma, per quanto la bugia possa essere credibile, per quanto possiamo essere dei bravi bugiardi o meno, il potere sta tutto nel fatto che il nostro interlocutore potrà anche dubitare, ma non potrà mai avere la certezza di quale sia la verità. Possiamo costruire i mondi più fantasiosi raccontando le balle più astronomiche del secolo, e la persona con cui stiamo parlando potrebbe pensare ciecamente che quello che stiamo dicendo sia vero, o al massimo potrà avere qualche dubbio… ma continuare ad ignorare quale sia la verità che nascondiamo.

A pensarci bene è un potere straordinario.
Mi piace pensare che in certe situazioni io sia l’unica a sapere come stanno veramente le cose. Dà un senso di onnipotenza, fa sentire forti e sicuri, per non parlare poi di quando sono gli altri a mentire e noi ne siamo al corrente, e allora contro-mentiamo fingendo di credere a ciò che dicono.
Una bugia, buona o cattiva che sia, detta in buona o in cattiva fede, dona questa forza: il potere di insinuare o lasciare nel dubbio, di nascondere la verità.

Perciò, quando vi dicono che siete delle persone straordinarie, o mediocri, che avete fatto un ottimo lavoro, o che siete stati una delusione, quando vi dicono ti amo, o ti odio… siete proprio certi che sia così?

Quanto mi piacerebbe entrare nella testa dei bugiardi e vedere tutte quelle sinapsi che si accendono percorse da mille scariche elettriche, e poi sentire alla fine che risposta fanno uscire dalla bocca. Lo trovo estremamente affascinante :)

Dopo questo TRIP MENTALE ALL’ENNESIMA POTENZA vi saluto… a presto! :)

E.

martedì 26 febbraio 2013

Lasciar scivolare

Lasciar correre, lasciare che gli altri dicano quello che vogliono e vivere bene lo stesso?

Io ci provo.
Anzi, ormai è il mio mantra, e sono fiera di dire che di progressi ne ho fatti. Ho smesso di prendere tutto sul personale, fondamentalmente perché ho capito che non devo farmi influenzare dalle opinioni di persone delle quali non me ne frega niente. Possono dire quello che vogliono, perché la loro rilevanza nella mia vita è pari a zero.
Eppure per quanto sia diventata brava, a volte mi riesce davvero molto difficile stare zitta. E penso lascia correre, fa finta di niente, respira, non rispondere
Purtroppo mi riesce veramente difficile sopportare le angherie, perché è questo che sono, di gente boriosa, arrogante e soprattutto maleducata, che pensa di avere chissà quale potere mentre vale niente.
Onestamente ho fatto il pieno di questi atteggiamenti, sono esausta, sono veramente oltre.

Ma le persone non dovrebbero condizionare il tuo umore, non se sono persone di cui non hai alcuna stima e se, come dicevo prima, per te valgono meno di zero.
La mia vita vera è quella coi miei amici, la mia famiglia, il mio moroso, le persone che mi fanno stare bene. Questo per me è soltanto un mezzo per raggiungere un fine. La gente con cui ho a che fare può dire quello che vuole perché questo è il loro mondo, non certo il mio, e quello che dicono e fanno mi entra da un orecchio e mi esce dall’altro. E’ vero, a volte mi fa arrabbiare e devo mordermi la lingua per non dire nulla, e sussurrarmi mentalmente il mio mantra: lascia correre, fa finta di niente, respira, non rispondere
Però pensandoci bene, non mi deve interessare.
Io faccio quello che devo, e le frustrazioni di persone insicure, che tiranneggiano per sentirsi più importanti, non mi toccano neanche di striscio.

C’è chi ha bisogno di sfogarsi così. Mi dispiace per loro.
Io vivo la mia vita.

E.

giovedì 21 febbraio 2013

Il salto

Sono annoiata.
Sono chiusa in casa da tre giorni con la bronchite, e onestamente mi sono un po' stancata di guardare la tv. Potrei usare il mio tempo in maniera più saggia, ad esempio cominciando a preparare la discussione della mia tesi... eh sí, l'8 marzo si avvicina inesorabile e io devo cominciare a rendermene conto: sto per laurearmi.

E dopo? Cosa succederà, dopo?

Ieri pensavo alle mie varie opzioni... e all'improvviso mi sono resa conto di una cosa: ho paura del salto.
La laurea per me non significa un cambiamento radicale, tipo un passaggio dalla vita di studente a quella di lavoratore; io lavoro già da 6 anni (6?!). La laurea per me significa solo chiudere un capitolo poco soddisfacente e cercare di aprirne uno nuovo, che mi affascini, che risvegli una passione ormai sopita da un po'. Quello che ho studiato mi piace, mi è sempre piaciuto. La laurea per me significa ottenere finalmente (o almeno, spero) i risultati per cui ho tanto combattuto.

E insomma, mi sono accorta di avere paura del SALTO.

A distanza di poco tempo, mi sono ritrovata due volte faccia a faccia con la possibilità di potermi cimentare in qualcosa di nuovo e diverso... e mi sono accorta di essere titubante.
Cos'è, paura di non essere all'altezza?
Paura di lasciare la vecchia, rassicurante (e noiosa) abitudine per qualcosa di più avventuroso e incerto?
Paura di cosa? Per un attimo, davanti alla prospettiva di poter finalmente ottenere qualcosa di nuovo, mi sono chiesta se ne valeva la pena.

Sono intrappolata a fare cose che non mi soddisfano, in mezzo a gente che non apprezzo, per cui questo timore di saltare devo proprio dimenticarmelo.
È vero, a volte cambiare fa paura. Il salto è spaventoso, tu sei lì, sull'orlo del burrone, guardi giù e non hai idea di quanto sia profondo... e cerchi di trovare il coraggio per fare quel passo in più, in avanti, per prendere lo slancio e SALTARE.
Ma io sono sempre stata dell'idea che vale la pena tentare, in qualsiasi ambito; una canzone che mi piaceva tanto diceva "it hurts while it's happening but I wanna feel everything, how can you know till you try?"
Non ho mai voluto vivere di rimpianti, per quanto possa sembrare un cliché è così, ho sempre preferito provare e piuttosto prendere delle sdentate piuttosto che rimanere ferma a tormentarmi pensando a cosa succederebbe se...

Per questo forse, dopotutto, sono pronta al salto.
Resterò un po' ferma sul ciglio a guardare giù, ma si tratterà solo di un attimo. Subito dopo, piegherò le ginocchia e salterò. È così che ho sempre fatto :)

Benvenuti nel mio blog.
Scrivo un po' per noia, un po' per fare ordine nella mia testa, un po' per una sana vena di egocentrismo... e se voi avrete voglia di leggermi, non sarò certo io a fermarvi!

E.